Frequenza di pedalata: amatori vs pro

Oggi parliamo di frequenza (o cadenza) di pedalata, per capire meglio quale sia davvero quella migliore per noi amatori.

Molto è cambiato nel mondo del ciclismo professionale negli ultimi 30 anni: biciclette più leggere e performanti, nuove tecnologie, formazione più mirata, migliore alimentazione, fino ad arrivare a piccoli trucchi, definiti dal Team Sky come “marginal gains” dove per esempio c’è il divieto di stringersi la mano, per evitare il trasmettersi di raffreddori e influenze.

Se guardiamo una vecchia tappa del Tour o del Giro, possiamo notare una grande differenza nella cadenza di pedalata dei corridori: in pratica tutti i ragazzi di allora spingevano il rapporto più duro possibile, soprattutto nel momento dell’attacco. Si pensava che chi potesse pedalare il rapporto più duro per più tempo sarebbe andato più veloce.

Ora guardiamo tutto ciò con nostalgia e un filo di tenerezza dopo aver visto Froome and company attaccare a oltre 100 rpm sulle varie salite delle tappe, da qualche anno a questa parte.

Abbiamo quindi imparato che “loro”, i supereroi, vanno più forte ad una frequenza di pedalata maggiore.
E come spesso accade, li abbiamo emulati.

Ma, per noi amatori, vale lo stesso discorso?

La frequenza corretta per gli amatori

Un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Sports Medicine dice che pedalare ad alta cadenza non è vantaggioso per i dilettanti.

I ricercatori hanno reclutato 6 uomini e 3 donne di età compresa tra i 21 e i 55 anni. Due di loro erano triatleti di livello regionale, sei regolarmente impegnati in attività fisica moderata, e uno faceva solo occasionalmente attività leggera.

Questi volontari hanno condotto una serie di esperimenti su un cicloergometro stazionario a moderata intensità di esercizio e con diverse cadenze di pedalata. La forza esercitata sui pedali e le risposte cardiopolmonari e metaboliche sono state registrate, insieme all’ossigenazione dei muscoli della coscia, che è stata studiata continuamente mediante spettroscopia a infrarossi.

I risultati hanno dimostrato che le forze esercitate sui pedali sono diminuite a cadenze più elevate, la frequenza cardiaca è aumentata del 15% e l’efficienza dell’esercizio ciclistico è diminuita. Come parte di questa ridotta efficienza, l’ossigenazione del muscolo scheletrico è diminuita quando i partecipanti hanno pedalato a 90 rpm al minuto (la cadenza più alta testata).

L’autore principale Federico Formenti ha detto: “Pedalare a cadenza superiore a 90 giri al minuto è vantaggioso per i ciclisti professionisti, ma appare inefficiente per i ciclisti amatoriali. Quando si pedala a bassa intensità di esercizio fisico, l’ossigenazione dei muscoli scheletrici non è influenzata dalla cadenza, il che indica che il sistema cardiopolmonare e circolatorio può soddisfare efficacemente la domanda dei muscoli che si allenano.”

Invece, ad una maggiore intensità di esercizio fisico, una cadenza elevata riduce l’efficienza della pedalata e l’ossigenazione dei muscoli scheletrici, portando un rapporto ridotto tra l’ossigeno erogato e quello assorbito dai muscoli che si allenano”.

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Stefano Francescutti

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